Volta Mantovana sorge sulle Colline Moreniche, fra la Pianura Padana e la sponda meridionale del Lago di Garda in una zona dal clima mite e dalla natura rigogliosa. Il suo territorio, dai riconosciuti valori ambientali e paesaggistici, è compreso nei confini del Parco Naturale del Mincio.
La tipicità e la genuinità dei prodotti enogastronomici rendono ancora più gratificante la visita.
Situata sulle prime Colline Moreniche del Lago di Garda prospicienti la Pianura Padana, Volta Mantovana ha origini antichissime. I primi insediamenti si possono far risalire alla fase di Polada e alla media età del bronzo, quando si formarono piccole comunità sulle Colline Moreniche e lungo il corso del fiume Mincio (Isolone del Mincio). Il territorio, intensamente abitato da popolazioni celtiche, non sfuggì alla penetrazione degli Etruschi ed alla colonizzazione dei Romani, come ci documentano molte testimonianze e vari reperti archeologici riferibili a quelle epoche ed ora custoditi, in prevalenza, nel museo archeologico di Cavriana.
Durante questi secoli ed anche dopo le invasioni delle popolazioni germaniche, gli insediamenti si svilupparono gradualmente, acquistando anche una certa consistenza e importanza, tanto che a protezione dei suoi abitanti e delle loro attività economiche sorsero, probabilmente nel IX o X secolo, alcune fortificazioni.
Fin dall’alto medioevo, certamente prima del Mille, si andarono strutturando quella curtis e quel castrum che tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo vennero inclusi nel sistema economico difensivo della potente famiglia Canossa, che estendeva il suo dominio dalla Toscana alle Colline Moreniche mantovane.
Con le donazioni di Beatrice e Matilde di Canossa (1053–1073) la corte, il castrum e le terre di Volta, nonché il borgo di Cereta, passarono tra i beni del Vescovo e dei Canonici della Cattedrale di Mantova che ne mantennero il possesso per moltissimi anni.
Nei secoli XI, XII e XIII il paese di Volta risulta formato dal centro fortificato, stretto attorno al mastio e difeso da una cinta di mura, dalla curtis prima canossiana e poi vescovile, dalla Pieve e da alcuni gruppi di case sorte sia dentro, sia attorno alle mura e lungo le direttrici d’accesso al castello.
Sparsi nella campagna vi sono piccolissimi agglomerati di case, fattorie abitate da coloni intenti a dissodare e far produrre la terra. In questo periodo si va organizzando come comunità distinta il paese di Cereta, con una propria Chiesa e con proprie magistrature: infatti, i due borghi formano due comuni, o meglio Communitates, e sono governati da consoli e sindaci diversi.
Entrambi, comunque, sono politicamente sottomessi al Comune di Mantova che, alla morte della Gran Contessa nel 1115, assume il potere e la gestione politica del territorio mantovano costretto a subire anche distruzioni e devastazioni in conseguenza delle lotte interne tra le varie famiglie nobili mantovane, Volta rimane in ogni modo sotto il dominio della signoria dei Bonacolsi e poi dei Gonzaga, come parte integrante dello stato mantovano.
Unica eccezione e costituita dalla cessione, per brevissimo tempo, al dominio veneto, assieme ad altri castelli, come pegno per un prestito concesso ai Gonzaga. Questi procedono, varie volte alla riorganizzazione del centro fortificato, risistemando le mura e le torri e organizzando la difesa del territorio: nel centro fortificato risiede il vicario che controlla e amministra tutta la zona per conto dei signori di Mantova. A ricoprire questo incarico, nei primi anni del 1500 viene chiamato Giovanni Battista, di quella nobile famiglia dei Guerrieri che per molti secoli manterrà un fortissimo legame con Volta.
Alla metà del 1400 Ludovico II Gonzaga e la moglie Barbara di Brandeburgo fanno costruire all’interno del centro fortificato un loro palazzo, dove sia essi stessi, sia i propri figli e nipoti si recano per riposarsi dalle fatiche del governo e per riprendersi durante l’imperversare della cattiva stagione o peggio ancora, delle malattie che spesso assalgono la città.
Nel 1600 sorgono due conventi, quello dei Francescani sul Monte da Sera e quello delle Orsoline, poi Domenicane, all’interno del borgo fortificato: essi sono soppressi con l’arrivo in Italia delle truppe napoleoniche e con l’affermarsi della Repubblica Cisalpina.
Passata sotto il dominio austriaco, Volta viene interessata dalle Guerre d’indipendenza: il 26 e 27 luglio 1848 vi si svolge una battaglia tra le truppe austriache e i soldati di Carlo Alberto. Nel Palazzo Gonzaga Guerrieri il re di Sardegna emana, l’11 aprile 1848 il decreto che assegna la nuova bandiera tricolore alle sue navi da guerra e a quelle della marina mercantile.
Sempre qui il 24 giugno 1859 l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe assiste alla ritirata del suo esercito sconfitto a Solferino, mentre nella terza guerra d’indipendenza vi risiede il comando di alcuni corpi d’armata dell’esercito italiano.
Da ricordare che dopo la seconda guerra di indipendenza Volta diventa paese di confine, inglobando nel proprio territorio anche la località Borghetto.
Nel 1909 un’ala del Palazzo venne adattata allo stile dell’epoca per ospitare il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena che in occasione delle grandi manovre dell’esercito italiano raggiunsero Volta Mantovana.
Tra i cittadini illustri di Volta va ricordato Ivanoe Bonomi, politico di grande prestigio che ha dato un contributo importante alla vita politica dell’Italia democratica.
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